Se lo dice il Giudice è meglio

Nei miei venticinque anni di attività mi è capitato in non pochi casi di sentirmi rispondere, di fronte a possibili ipotesi transattive o comunque a scelte che presentavano dei margini di incertezza applicativa (piccoli o grandi che fossero), che era meglio che della vicenda se ne occupasse il Giudice, così da evitare ogni correlato rischio di responsabilità, specie sul piano della responsabilità amministrativa.

Si tratta di una forma “pusillanime” di intendere il proprio ruolo e la propria funzione, senz’altro deprecabile, ma altrettanto innegabilmente non solo comprensibile ma che costituisce una sorta di inevitabile riflesso difensivo, pienamente ragionevole, a fronte di regole e di orientamenti giurisprudenziali a dir poco incerti e confusi.

Pensate, soltanto per rimanere agli anni a noi più prossimi, all’incedere della disciplina emergenziale sul COVID che, anche dopo i primi (comprensibilissimi) momenti di iniziale disorientamento, non ha cessato e non cessa di connotare le regole sull’obbligo vaccinale, sulle conseguenze della sua violazioni, sulla sua compatibilità o meno con la Costituzione.

Sembra, davvero, di vivere in una a dir poco “singolare” stagione nella quale si può sostenere, indifferentemente e con altrettanta pervicace convinzione, l’una cosa e l’altra in una sorta di orgia social in cui tutto è relativo.

Orbene, per tornare ai nostri temi, se davvero si vuole aiutare i nostri dirigenti e funzionari pubblici a rifuggire dal “comodo rifugio” della burocrazia difensiva, è evidente che deve essere recuperata la centralità della certezza delle regole e dei compiti senza la quali tutto diventa non solo argomento da bar ma anche un alibi all’ignavia ed all’inerzia della pubblica amministrazione.

In ciò risiede probabilmente uno (certo non il solo) degli ostacoli sulla strada brillante e progressiva della stagione del PNRR che, al di là delle incertezze economiche, deve soprattutto rifuggire dal male più antico di questo paese che è cambiare tutto, perché non cambi niente.

A cura dell’Avv. Mauro Montini

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